Le frontiere tracciate all’indomani della conclusione del secondo conflitto mondiale hanno fortemente segnato l’Europa e riproposto, in alcuni casi drammaticamente, le pesanti conseguenze della divisione a carico delle popolazioni stanziate sul territorio conteso. L’eterogeneità del quadro d�...
Le frontiere tracciate all’indomani della conclusione del secondo conflitto mondiale hanno fortemente segnato l’Europa e riproposto, in alcuni casi drammaticamente, le pesanti conseguenze della divisione a carico delle popolazioni stanziate sul territorio conteso. L’eterogeneità del quadro d’insieme dell’odierna cooperazione regionale in Europa e la cospicua prassi a disposizione (si contano, ormai, oltre duecento casi di collaborazione stabile transfrontaliera tra enti territoriali) consentono un’indagine sistematica, e allo stesso tempo critica, con l’obiettivo di mettere in luce le peculiarità dei differenti approcci utilizzati e i risultati fin qui conseguiti nell’ambito e al fuori dell’Unione europea, nonché del Consiglio d’Europa. L’avvio della fase di programmazione economica 2014-2020 dell’Unione europea e, più in generale, il progressivo consolidarsi di una tendenza, presente in quasi tutti gli Stati europei, favorevole a riconoscere maggiori spazi di autonomia agli enti territoriali nelle loro relazioni esterne rendono la ricerca particolarmente attuale, anche in una prospettiva in divenire, perché potenzialmente utile ad individuare soluzioni per contenere gli effetti della crisi economica degli ultimi anni e arginare il parallelo insorgere di risalenti nazionalismi (particolarmente avvertiti nelle zone di confine). La progressiva creazione di una rete di relazioni, saltuarie o stabili, tra enti territoriali, all’interno e in prossimità dell’Unione europea, può, infatti, dimostrarsi, nel medio e lungo termine, un formidabile strumento di integrazione e di buon vicinato, rispettivamente all’interno e all’esterno delle sue frontiere, con conseguenti vantaggi per i suoi cittadini. La ricostruzione comparativa adottata consente, infine, di rendere individuabile il modello giuridico di cooperazione regionale, di volta in volta più appropriato, a disposizione degli enti territoriali europei, a cominciare da quelli italiani.