Il codice dei beni culturali (d.lgs. 22 gennaio 2004 n. 42) ricomprende tra i beni culturali, oggetto di tutela, «le cose di interesse numismatico che, in rapporto all’epoca, alle tecniche e ai materiali di produzione, nonché al contesto di riferimento, abbiano carattere di rarità o di pregio»...
Il codice dei beni culturali (d.lgs. 22 gennaio 2004 n. 42) ricomprende tra i beni culturali, oggetto di tutela, «le cose di interesse numismatico che, in rapporto all’epoca, alle tecniche e ai materiali di produzione, nonché al contesto di riferimento, abbiano carattere di rarità o di pregio», distinguendo le monete dagli altri beni che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico. Si discute sulla valenza giuridica di tale distinzione. La norma pare, infatti, introdurre, con riguardo alle monete, specifici requisiti il cui riscontro è essenziale ai fini del loro assoggettamento alla disciplina del codice dei beni culturali. Sussiste, peraltro, un orientamento restrittivo, che assimila le monete più antiche alle cose archeologiche, essenzialmente privando di rilievo la distinzione operata dalla legge, perlomeno con riguardo a siffatta categoria di beni. Il problema, prima che giuridico, è culturale. Si tratta, in definitiva, di stabilire se il collezionismo delle monete antiche costituisca un valore, in quanto incentiva gli studi numismatici, arricchisce le pubbliche raccolte, nella quali storicamente sono confluite le principali collezioni private formatesi in Italia, e, soprattutto, contribuisce a tutelare e preservare il patrimonio numismatico, assicurandone anche la valorizzazione e l’effettiva fruibilità, in conformità ai principi oggi sanciti dal codice dei beni culturali (artt. 1, 2 6, 7 e 111/121). Ovvero se il valore da perseguire sia quello di assicurare allo Stato, tendenzialmente, la totalità delle monete antiche, costituendo questo il modo preferibile per garantire lo studio e la conservazione del patrimonio numismatico, peraltro composto da cose seriali, già significativamente presenti nelle pubbliche raccolte.